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La Festa dei Morti in Sicilia è una tradizione unica e fortemente identitaria
Altro che "Dolcetto o Scherzetto"


Palermo

"Armi santi, armi santi (anime sante)
Io sugnu unu e vuatri siti tanti: ( io sono uno e Voi siete tante)
Mentri sugnu 'ntra stu munnu di guai (mentre sono in questo mondo di guai)
Cosi di morti mittitiminni assai" (Regali dei morti mettetemene molti)
.

Quando ero bambino vedere una zucca mi faceva subito pensare al profumo "ru ficatu ri siette cannuola" e non ad un portacandele dal sorriso orridamente stupido.
Quando ero bambino i fantasmi non erano brutti o ridicoli, erano le anime dei nostri morti che ogni 2 di novembre manifestavano, anche dall'aldilà, l'amore che avevano avuto e continuavano ad avere per i propri cari.
E così, la sera del giorno di Ognissanti, andavo a dormire fremendo, col pensiero di quali regali mi avrebbero portato "i morti". La mattina seguente mi svegliavo prestissimo e, quatto quatto, percorrevo il corridoio di casa che, per quanto breve, a me sembrava interminabile. Con attenzione facevo capolino dalla porta del soggiorno e, come tutti gli anni, il cuore mi si riempiva di gioia.
Altro che "dolcetto o scherzetto".
Al centro del tavolo trionfava "u cannistru cu scacciu" - noci, nocciole, mandorle, castagne ru prevete, càlia e simenza, cruzzitiedde - a lato, un vassoio enorme pieno di biscotti - reginelle, "teio-tetù", taralli, pastine di mandorle, ossa di morto, mustacciuoli, tozzetti - e poi la sorpresa finale, la mia preferita. Panierini colmi di frutta Martorana. E poi il mio regalo preferito.

palermo

Si ergeva sullo sparecchia tavola, sul suo bianco piedistallo, "a pupaccena", che si specchiava tronfia ed orgogliosa nei suoi abiti dai colori sgargianti. Oh, quanto amavo questo pupazzo di zucchero ghiacciato la cui forgia faceva sognare di epoche passate, di donzelle e paladini, di cavalli alati e draghi sputafuoco; che raccontava di gesta e battaglie ed amori furiosi.
Questo non significa chiusura verso le altre culture e le altre usanze, tanto che in questo nostro numero troverete un articolo sulla tradizione di Halloween e la sua storia.
Ben venga, infatti, la contaminazione con le altre culture, ben venga la diffusione delle altre tradizioni, l'importante però è che ogni popolo mantenga la propria identità intesa, non come superiorità o snobismo, bensì come mantenimento del proprio peculiare patrimonio culturale.
E comunque, quando ero bambino, le zucche non erano portacandele e i fantasmi, lo stesso giorno di ogni anno, portavano doni.

Mimmo Di Mercurio, direttore di
Caseterrasini.com



La Festa dei Morti in Sicilia è una tradizione unica e fortemente identitaria
Altro che "Dolcetto o Scherzetto"


Palermo

"Armi santi, armi santi (anime sante)
Io sugnu unu e vuatri siti tanti: ( io sono uno e Voi siete tante)
Mentri sugnu 'ntra stu munnu di guai (mentre sono in questo mondo di guai)
Cosi di morti mittitiminni assai" (Regali dei morti mettetemene molti)
.

Quando ero bambino vedere una zucca mi faceva subito pensare al profumo "ru ficatu ri siette cannuola" e non ad un portacandele dal sorriso orridamente stupido.
Quando ero bambino i fantasmi non erano brutti o ridicoli, erano le anime dei nostri morti che ogni 2 di novembre manifestavano, anche dall'aldilà, l'amore che avevano avuto e continuavano ad avere per i propri cari.
E così, la sera del giorno di Ognissanti, andavo a dormire fremendo, col pensiero di quali regali mi avrebbero portato "i morti". La mattina seguente mi svegliavo prestissimo e, quatto quatto, percorrevo il corridoio di casa che, per quanto breve, a me sembrava interminabile. Con attenzione facevo capolino dalla porta del soggiorno e, come tutti gli anni, il cuore mi si riempiva di gioia.
Altro che "dolcetto o scherzetto".
Al centro del tavolo trionfava "u cannistru cu scacciu" - noci, nocciole, mandorle, castagne ru prevete, càlia e simenza, cruzzitiedde - a lato, un vassoio enorme pieno di biscotti - reginelle, "teio-tetù", taralli, pastine di mandorle, ossa di morto, mustacciuoli, tozzetti - e poi la sorpresa finale, la mia preferita. Panierini colmi di frutta Martorana. E poi il mio regalo preferito.

palermo

Si ergeva sullo sparecchia tavola, sul suo bianco piedistallo, "a pupaccena", che si specchiava tronfia ed orgogliosa nei suoi abiti dai colori sgargianti. Oh, quanto amavo questo pupazzo di zucchero ghiacciato la cui forgia faceva sognare di epoche passate, di donzelle e paladini, di cavalli alati e draghi sputafuoco; che raccontava di gesta e battaglie ed amori furiosi.
Questo non significa chiusura verso le altre culture e le altre usanze, tanto che in questo nostro numero troverete un articolo sulla tradizione di Halloween e la sua storia.
Ben venga, infatti, la contaminazione con le altre culture, ben venga la diffusione delle altre tradizioni, l'importante però è che ogni popolo mantenga la propria identità intesa, non come superiorità o snobismo, bensì come mantenimento del proprio peculiare patrimonio culturale.
E comunque, quando ero bambino, le zucche non erano portacandele e i fantasmi, lo stesso giorno di ogni anno, portavano doni.

Mimmo Di Mercurio, direttore di
Caseterrasini.com



La Festa dei Morti in Sicilia è una tradizione unica e fortemente identitaria
Altro che "Dolcetto o Scherzetto"


Palermo

"Armi santi, armi santi (anime sante)
Io sugnu unu e vuatri siti tanti: ( io sono uno e Voi siete tante)
Mentri sugnu 'ntra stu munnu di guai (mentre sono in questo mondo di guai)
Cosi di morti mittitiminni assai" (Regali dei morti mettetemene molti)
.

Quando ero bambino vedere una zucca mi faceva subito pensare al profumo "ru ficatu ri siette cannuola" e non ad un portacandele dal sorriso orridamente stupido.
Quando ero bambino i fantasmi non erano brutti o ridicoli, erano le anime dei nostri morti che ogni 2 di novembre manifestavano, anche dall'aldilà, l'amore che avevano avuto e continuavano ad avere per i propri cari.
E così, la sera del giorno di Ognissanti, andavo a dormire fremendo, col pensiero di quali regali mi avrebbero portato "i morti". La mattina seguente mi svegliavo prestissimo e, quatto quatto, percorrevo il corridoio di casa che, per quanto breve, a me sembrava interminabile. Con attenzione facevo capolino dalla porta del soggiorno e, come tutti gli anni, il cuore mi si riempiva di gioia.
Altro che "dolcetto o scherzetto".
Al centro del tavolo trionfava "u cannistru cu scacciu" - noci, nocciole, mandorle, castagne ru prevete, càlia e simenza, cruzzitiedde - a lato, un vassoio enorme pieno di biscotti - reginelle, "teio-tetù", taralli, pastine di mandorle, ossa di morto, mustacciuoli, tozzetti - e poi la sorpresa finale, la mia preferita. Panierini colmi di frutta Martorana. E poi il mio regalo preferito.

palermo

Si ergeva sullo sparecchia tavola, sul suo bianco piedistallo, "a pupaccena", che si specchiava tronfia ed orgogliosa nei suoi abiti dai colori sgargianti. Oh, quanto amavo questo pupazzo di zucchero ghiacciato la cui forgia faceva sognare di epoche passate, di donzelle e paladini, di cavalli alati e draghi sputafuoco; che raccontava di gesta e battaglie ed amori furiosi.
Questo non significa chiusura verso le altre culture e le altre usanze, tanto che in questo nostro numero troverete un articolo sulla tradizione di Halloween e la sua storia.
Ben venga, infatti, la contaminazione con le altre culture, ben venga la diffusione delle altre tradizioni, l'importante però è che ogni popolo mantenga la propria identità intesa, non come superiorità o snobismo, bensì come mantenimento del proprio peculiare patrimonio culturale.
E comunque, quando ero bambino, le zucche non erano portacandele e i fantasmi, lo stesso giorno di ogni anno, portavano doni.

Mimmo Di Mercurio, direttore di
Caseterrasini.com



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